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1/12/2022

SCUOLA E LAVORO: I DATI VICENTINI


Per migliaia di adolescenti vicentini e le loro famiglie queste sono settimane se non decisive, certamente molto importanti: tradizionalmente è in questo periodo infatti che gli studenti di terza media sono chiamati a esprimere una preferenza sull'indirizzo di studi superiore che intendono frequentare il prossimo anno. Una scelta non facile, sia per la loro giovane età, sia perché su di essa inevitabilmente si intersecano da una parte le ambizioni e le attitudini personali, dall'altra le opportunità - ma oggi sarebbe più corretto parlare di necessità - del mercato del lavoro in una prospettiva futura che non è sempre facile da decifrare.

Ne deriva un quadro non solo di grande complessità che Cisl Vicenza ha voluto approfondire attraverso un'indagine inedita del Centro Studi Cisl Vicenza, curata dai ricercatori Stefano Dal Pra Caputo e Francesco Peron.

 

Per quanto riguarda le scelte degli studenti dopo le medie, a fronte di un bacino di circa 40.500 iscritti l'anno alle scuole superiori provinciali, considerando l'arco temporale tra il 2015 e il 2019 si evidenzia un andamento sostanzialmente stabile dei licei (16.014 iscritti contro 16.101) e una crescita degli istituti tecnici (da 15.321 a 15.978) alla quale corrisponde un calo dei professionali (da 9.511 a 8.436).
Più in dettaglio, nel 2019 a primeggiare per numero di iscritti in provincia di Vicenza sono gli istituti tecnici commerciali (18,2% degli studenti), seguiti dagli istituti tecnici industriali (15,6%), mentre in terza e quarta posizione troviamo il liceo scientifico (15,1%) e il classico (14%).

 

Per un quadro più completo è interessante osservare anche cosa accade dopo la maturità. Come prevedibile, la maggioranza dei diplomati al liceo sceglie di iscriversi all'università (86%), contro il 48,4% dei diplomati agli istituti tecnici e il 25% dei professionali.

A questo riguardo, la ricerca di Cisl Vicenza evidenzia anche che il numero di laureati in Provincia di Vicenza è stato in costante crescita negli ultimi 10 anni, avendo toccato il record di 5.000 unità proprio lo sorso anno (nel 2010 erano stati 3.675). Una scelta, quella di iscriversi all'università, che presenta anche una certa disparità di genere: le ragazze infatti si laureano in numero maggiore (nel 2021 sono state 2.855 contro 2.145 maschi).

 

Questi dati appaiono tutto sommato in linea con le aspettative, ma è più interessante osservare questa scelta dal punto di vista delle prospettive occupazionali, utilizzando il parametro della retribuzione media a 3 anni di distanza dal diploma. In questo caso, escludendo i diplomati iscritti all’università, le figure con una maggiore retribuzione media sono i tecnici: 1.327 euro mensili, contro i 1.236 euro dei professionali e i 1.221 euro dei liceali. Naturalmente la classifica rimane invariata anche considerando nel computo gli studenti universitari lavoratori, che avendo tipicamente lavori saltuari abbassano la media dei compensi: anche in questo caso i tecnici restano al primo posto con 1.112 euro, seguiti dai diplomati agli istituti professionali con 1.086 euro e infine i liceali con 638 euro (per questi ultimi il distacco è amplificato dalla maggiore incidenza di studenti universitari).

Sempre per la maggiore incidenza di studenti universitari, i liceali sono in coda alla classifica per tasso di occupazione a 3 anni dal diploma (35,8%), rispetto al 62,8% dei tecnici e il 72,6% dei diplomati negli istituti professionali.

 

I laureati dunque, come è naturale che sia, impiegano più tempo per entrare nel mercato del lavoro, ma in che misura questo sforzo è poi ripagato sul piano economico?  A 3 anni dal completamento degli studi, i giovani in possesso di una laurea magistrale guadagnano in media 1.554 euro, contro i 1.475 dei laureati triennali. Non molto distanti, però, sono i diplomati: i tecnici possono contare su una retribuzione media di 1.327 euro, 1.236 euro per i diplomati ai professionali, infine 1.221 euro per i liceali che non hanno conseguito la laurea. Va comunque considerato che il gap salariale è potenzialmente destinato ad ampliarsi con il tempo, per effetto di una maggiore possibilità di carriera - e quindi di crescita della retribuzione - nel caso dei laureati.

 

Una cosa è certa, il mercato del lavoro ha “fame” di giovani: in provincia di Vicenza le assunzioni di under 30 nel 2022 dovrebbero attestarsi tra i 46.000 e i 50.000, dato in linea con il 2021 che rappresenta anche il valore più elevato dal 2008 ad oggi.

Analizzando le assunzioni under 30 per tipologia di formazione, tra il 2008 e il 2022 si nota una leggera flessione dei laureati (dal 20,4% al 19%), a fronte di una crescita dei diplomati quinquennali (dal 43,7% al 50,7%) e triennali (i CFF, dal 6,7% al 7,9%), con un crollo degli assunti con la sola licenza media (dal 23,5% al 15,9%).

«Non sta a noi come sindacato indicare quale istituto scolastico dovrebbero frequentare i nostri giovani - commenta Raffaele Consiglio, Segretario Generale provinciale di Cisl Vicenza -, piuttosto abbiamo voluto portare il nostro contributo alla riflessione di tante famiglie in questo periodo, mettendo insieme anche dal punto di vista dei dati ciò che accade nel mondo scolastico e nel mercato del lavoro. Non è un segreto che il nostro tessuto economico, che rimane ricchissimo di imprese, registri oggi una grande difficoltà a reperire molte figure professionali. Crediamo che questo gap possa essere chiuso puntando su un orientamento scolastico sempre più consapevole da parte dei giovani e dei loro genitori: su questo dobbiamo riconoscere che negli ultimi anni sono stati fatti grandi progressi, ma sicuramente ci sono ancora grandi margini di miglioramento e in questo percorso come Cisl Vicenza siamo aperti a offrire il nostro contributo. La ricerca di oggi è un esempio in questo senso»

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