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22/02/2024

AGRICOLTURA: 6.000 LAVORATORI VICENTINI CON IL CONTRATTO PROVINCIALE SCADUTO


AGRICOLTURA: 6.000 LAVORATORI VICENTINI CON IL CONTRATTO PROVINCIALE SCADUTO

Dopo le manifestazioni europee e nazionali, anche nel Vicentino il settore agricolo è chiamato ad affrontare alcune questioni, in primis il rinnovo del contratto provinciale. De Zorzi (FAI Cisl Vicenza): «Indispensabile sostenere il reddito dei lavoratori del settore, anche contro la crisi della manodopera»

È un inverno particolarmente “caldo” quello del mondo agricolo: dopo le ripetute contestazioni a livello europeo e nazionale, anche nel Vicentino il settore è chiamato ad affrontare alcune questioni urgenti, a partire dal rinnovo del contratto provinciale che coinvolge i circa 6.000 lavoratori vicentini del settore e risulta scaduto ormai da diversi mesi.

«È un bene che il Governo abbia aperto alle richieste delle imprese, anche sul fronte fiscale - sottolinea Maurizio De Zorzi, segretario provinciale di FAI Cisl Vicenza -, perché solo con la giusta remunerazione delle imprese agricole si possono salvaguardare le retribuzioni di tutti coloro che lavorano nel comparto. Oggi i lavoratori pagano sulla propria pelle gli scarsi guadagni che a volte hanno le imprese, però ora occorre far sì che i benefici delle misure annunciate dal Governo siano trasferiti anche ai lavoratori e per questo motivo come FAI Cisl Vicenza chiediamo di riprendere con urgenza la contrattazione per il contratto provinciale della categoria, che è ormai scaduto».

Per il settore agricolo, oltre al contratto nazionale, è previsto infatti anche un contratto provinciale di primo livello che regola alcuni temi fondamentali, tra cui anche una quota del salario: «Dobbiamo rafforzare il reddito dei lavoratori, che stanno pagando a caro prezzo i forti rincari degli ultimi due anni. Per questo come organizzazioni sindacali di categoria chiediamo un aumento del 6,5% e ritengo che sia nell’interesse delle imprese, ma vorrei direi di tutti, sostenere il reddito dei lavoratori agricoli».

Il rischio, altrimenti, è quello di una inevitabile desertificazione, prima professionale e quindi agricola: «Le imprese fanno sempre più fatica a trovare manodopera - conclude De Zorzi - e l’unico modo per invertire la tendenza è rendere il lavoro in agricoltura più attrattivo. In questo senso un salario più adeguato è il primo e fondamentale passo, ma occorre lavorare anche su altri fronti, perché tipicamente le aziende agricole sono poco sindacalizzate e questo rende più difficile tutelare i lavoratori. Senza un lavoro di qualità però non può esserci un prodotto di qualità: valorizzare i lavoratori significa valorizzare una filiera essenziale».


Ufficio Stampa CISL Vicenza
Giovanni Bregant - info@gbcomunicazione.com - Cell. 340 4944548

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