7/03/2023
L’Europa con il trattato di Lisbona si è posta come obiettivo un’occupazione femminile al 60% entro il 2010. L’indice di disoccupazione femminile, inferiore a quello nazionale, vede le donne vicentine al 5,7% (tornando così ai livelli pre pandemia) mentre gli uomini al 3,8%. Ma com’è quest’ occupazione? L’Ispettorato del Lavoro di Vicenza segnala che nel 2021 ci sono state 2.110 dimissioni volontarie nel periodo tutelato dalla legge dopo la maternità, ovvero fino ai tre anni del bambino. Il 60 % ha riguardato le donne (1.266), la gran parte al primo figlio, moltissime del settore terziario. Nel mondo della scuola, privilegiano ancora gli studi umanistici rispetto quelli scientifici (materie STEM) che di solito danno però più prospettive lavorative. Le donne risultano meno presenti (per il solo 6%) nelle professioni scientifiche, tecnologiche ed ingegneristiche. Sono, invece, molto numerose in altri settori, ad esempio nei settori della cura della persona, dell’insegnamento, della sanità, della pubblica amministrazione, del terziario privato. Per ultimo ma non in termini di importanza, è necessario operare in termini culturali anche nelle scuole privilegiando la formazione in ottica di rispetto e di valorizzazione dei ruoli di entrambi i partner all’interno della coppia nell’affidamento dei lavori di cura e degli obblighi e impegni famigliari. 8 marzo 2023Altre news
8 marzo tutto l’anno.
A che punto sono i diritti delle donne, delle lavoratrici e delle pensionate?
Qualche dato risalente agli ultimi disponibili (2021)
Il tasso di occupazione femminile a Vicenza, nel 2021 era del 58,9% (cresciuto rispetto all’anno precedente e superiore al livello nazionale che si ferma al 49,9%), ma ed era comunque di molto inferiore rispetto all’occupazione maschile che era al 74,2%.
Le donne occupate a Vicenza sono state mediamente 158.333 ovvero il 42% dell’occupazione totale.
Sono utili i dati delle assunzioni e delle cessazioni dei tre trimestri 2022 forniti da Veneto Lavoro e indicano che:
In provincia di Vicenza secondo i dati elaborati dai nostri centri studio, la retribuzione media annuale di un uomo dipendente, per la tipologia di contratti e per l’utilizzo maggiore del full-time, è superiore di oltre 10 mila euro rispetto alla donna: 28.601 retribuzione media annua maschi, 17.987 retribuzione media annua femmine.
La retribuzione lorda oraria per ora retribuita è superiore di oltre 1,50 euro tra maschi e femmine. Inoltre la retribuzione media delle donne per fascia di età, si blocca sui 21.000 euro mentre per il genere maschile vi è una crescita fino ai 55/59 anni ove la retribuzione arriva a 34.405 euro.
Si registra inoltre un divario in termini di occupazione e di occupati assoluti. Le donne nella nostra provincia lavorano molte meno giornate all’anno rispetto ai colleghi maschi: mediamente le giornate retribuite nel 2021 sono state 244 per le donne e 269 per gli uomini con un divario di 25 giorni. Il tema è legato alla tipologia di contratti e a fattori culturali e di cura. Infatti:
Il 58% di queste dichiara che le dimissioni derivano dalla difficoltà di conciliare la vita lavorativa con quella familiare lamentando l’assenza di strutture in una regione Veneto che, peraltro, continua a puntare su un welfare familiare anziché su servizi diffusi e di buona qualità.
Non ci si meravigli se il tasso di natalità sta andando a picco.
L’Italia è un Paese di persone sempre più anziane e anche Vicenza rispecchia questo andamento.
Oggi, in Italia, l’indice di natalità è di 1,17 figli per donna fertile. Diverso è invece il desiderio di maternità. Interpellate da noi in una recente indagine a livello nazionale, le donne intervistate hanno dichiarato che ne desidererebbero almeno due ma, purtroppo, dicono di non poterselo permettere.
In generale, le donne e le giovani donne sono comunque “brave ed empatiche, competenti, integre, più istruite ed umili”.
Per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro, l’INAIL ricorda quanto più frequenti siano gli infortuni in itinere che riguardano le donne a causa principalmente del fatto che su di loro grava il problema di conciliare il tempo di lavoro con quello di cura e ciò implica una numerosità e una, alle volte, maggiore velocità degli spostamenti/trasferimenti, oltre alla stanchezza derivante dalla prestazione lavorativa, spesso a turni.
Altro aspetto del lavoro delle donne che desta nelle organizzazioni sindacali una forte preoccupazione è la precarietà del lavoro che rende difficile pensare al futuro, a fare figli e, se estendiamo la nostra riflessione, al tema della violenza sulle donne, anche a reagire agli abusi e ai soprusi psicologici: quando sei un precario sei anche meno tutelato, meno libero e più indifeso.
Un lavoro precario, quindi discontinuo e anche sottopagato significa, in prospettiva, un trattamento pensionistico più basso per le donne.
Non dobbiamo permettere che ciò accada!
Le donne che lavorano nel sindacato sono molto preoccupate di tutto ciò e, anche a Vicenza, stanno lavorando su più filoni: